Il Pranzo del Mas-cio
Ossada de Porzel e… il pranzo del mascio. Era un rito: tutte le generazioni: vecchi, adulti e ragazzi, coinvolti nel rito del mangiare assieme dopo l’ansia e la fatica comune del “far fora el porzel”. La tavolata del mas-cio riuniva la famiglia, gli amici, i parenti e norcini, per solennizzare con una grande mangiata il ricorrente sacrificio del maiale a vantaggio dell’uomo.
PORCO MI O TI?
Non meriti, o porco, tutto quanto dicono di te.
Un’ingiustizia storica, propria di chi è sfruttato e anche offeso. Capita ai poareti: sempre sporchi, brutti, spussoni…
Nessuno si ricorda della tua onestà e del servizio che rendi all’uomo: ti ammazzano e utilizzano ogni tua parte, persino le unghie con le quali hanno spento per secoli le luminarie dela città e, i sagrestani delle cattedrali, i ceri pasquali. Non puoi certo pretendere di entrare tutto intero e da vivo davanti al Santissimo. Te si un porco. O di avere la stessa considerazione di un toro con quei due maestosi testicoli e el campanon che sona come un mato.
“Noialtri porchi veniamo castrati a pochi giorni di vita e cosi’ addio piacere. Mi, l’osel, no so gnanca sa l’è. Stesso capita alle porche de me sorele: fecondate da una siringa, un aghetto di qualche millimetro. Non sentono niente e i lè ciama troie. Ecco l’ingiustizia”.
Il porco è il simbolo del proletariato, di chi lavora per ingrassare el paron. Ma nessuno più parla di questa razza sfortunata, bastonata, maltrattata.
BON DA MAGNAR
“A parte le discussioni, una verità è fuori di ogni dubbio: son bon da magnar. Talmente saporito che mi mettono al mondo e mi allevano pensando solo a magnarme. Ne sono fiero, del resto la tradizione dei porchi è di aver reso possibile la vita dell’uomo ed in particolare dei contadini che sono il sale della terra, l’ubi consistam dell’umanità…
…Alle cinque della mattina, non a las cinco de la tarde, tutti in pié. Arriva quel che me copa. El lo fa con arte e con creansa. Nol perde nemmeno una goccia di sangue.
da Elogio al Porco
“Dai Grandi” 8 Dicembre 1996
Per gentile concessione dell’ autore
Prof. Vittorino Andreoli