Cena e sceltre consapevoli
Questo menù è stato pensato per proporre dei piatti che recuperano prodotti di scarto (come le foglie o le bucce vegetali o tagli meno nobili come i colli , le ali e le zampe delle oche ), prodotti avanzati come il pane (che è l’alimento più sprecato in assoluto) o la polenta, prodotti della tradizione, che un tempo erano presenti sulle nostre tavole e che adesso non troviamo quasi più, come la “luganega” o l’”Oca in Onto”, il nostro presidio.
L’”Oca in Onto”è il sapiente modo tradizionale con cui le donne capitalizzavano animali e lavoro: d’inverno, quando il riposo dei campi lasciava più tempo a disposizione e nel contempo le oche erano belle grasse, l’animale, tagliato a pezzi, veniva fato sobbollire nel proprio grasso con aromi vari e poi conservato in recipienti ( “oca in damigiana”, “oca in unto”).
Nei mesi estivi, quando la trebbiatura e le fienagioni richiedevano tante forze ed alimenti sostanziosi, le donne, chiamate ad aiutare sui campi o impegnate con i bacchi da seta, non avevano tempo per ammazzare, pulire e cuocere il pollame, ed allora tiravano fuori dalle damigiane il frutto del lavoro invernale e in un battibaleno era pronta una mensa sostanziosa.
“Mangiare in modo responsabile, significa anche essere liberi” Wendell Berry
Un tema, anche quest’anno, che ci sta a cuore e che rispecchia il tempo in cui stiamo vivendo.
Un tempo in cui è giunto il momento di fare delle scelte consapevoli per non farsi risucchiare da decisioni altrui che non volgono a nostro favore.
Ancora una volta abbiamo riflettuto sul significato che vogliamo dare alla nostra Festa e al messaggio che desideriamo vi giunga.
La persona che ogni giorno mette del nutrimento sul suo piatto ha un potere enorme, perché in base a cosa sceglie per i tre pasti fondamentali più un paio di spuntini, può indirizzare il mercato e rendersi partecipe di una rivoluzione planetaria.
Il cibo che mangio da dove arriva? È tipico della stagione in corso? Come è stato allevato o coltivato? Le persone che lo hanno prodotto hanno ricevuto un adeguato compenso? Che impronta lascia sulla MadreTerra?
Nel momento in cui ognuno di noi diventa consapevole di queste domande, ognuno di noi inizia a far parte di una giusta rivoluzione agricola.
Non servono bombe o forconi, solamente un po’ di cura per il creato, come dice Papa Francesco. Non ci rendiamo conto che l’industria alimentare occulta il nesso tra agricoltura e cibo, rendendoci dei consumatori passivi, non abbiamo coscienza della relazione tra la terra e l’atto del mangiare.
L’industria alimentare non pone attenzione a qualità e salute ma alla quantità e al prezzo, portandoci ad un declino della diversità e della qualità e andando ad aumentare la dipendenza da farmaci e sostanze chimiche.
La soluzione è di diventare consumatori critici e non passivi perché “Il modo in cui mangiamo determina in maniera rilevante l’utilizzo che facciamo del mondo. …Mangiare con il più ampio piacere possibile è forse la realizzazione più profonda del nostro legame con il mondo. …In questo piacere, che non si riduce a quello del semplice buongustaio, sperimentiamo e celebriamo il nostro debito e la nostra gratitudine, perché la nostra vita nasce dal mistero, da creature che non abbiamo creato e forze che non sappiamo comprendere. … Non è un caso se nella più bella delle nostre preghiere si dice “dacci oggi il nostro pane quotidiano” sottintendendo evidentemente quel rapporto diretto tra il cibo che possiamo produrre, il modo con cui lo produciamo e il nostro consumarlo.” Wendell Berry.