Pranzo e cena
Questo menù è stato pensato per proporre dei piatti che recuperano prodotti di scarto (come le foglie o le bucce vegetali o tagli meno nobili come i colli , le ali e le zampe delle oche ), prodotti avanzati come il pane (che è l’alimento più sprecato in assoluto) o la polenta, prodotti della tradizione, che un tempo erano presenti sulle nostre tavole e che adesso non troviamo quasi più, come la “luganega” o l’”Oca in Onto”, il nostro presidio. L’”Oca in Onto”è il sapiente modo tradizionale con cui le donne capitalizzavano animali e lavoro: d’inverno, quando il riposo dei campi lasciava più tempo a disposizione e nel contempo le oche erano belle grasse, l’animale, tagliato a pezzi, veniva fato sobbollire nel proprio grasso con aromi vari e poi conservato in recipienti ( “oca in damigiana”, “oca in unto”). Nei mesi estivi, quando la trebbiatura e le fienagioni richiedevano tante forze ed alimenti sostanziosi, le donne, chiamate ad aiutare sui campi o impegnate con i bacchi da seta, non avevano tempo per ammazzare, pulire e cuocere il pollame, ed allora tiravano fuori dalle damigiane il frutto del lavoro invernale e in un battibaleno era pronta una mensa sostanziosa.
Quest’anno, in collaborazione con Tempi di Recupero abbiamo deciso di proporre il pranzo e la cena Antispreco sabato 11 febbraio perché oltre a consumatori siamo prima di tutto produttori. Per noi la cucina del recupero significa diverse cose: usare gli SCARTI, usare le PARTI POVERE di un prodotto, usare ciò che AVANZA ma anche RICORDARE. Certi piatti venivano mangiati perché altro non c’era e si cercava di sfruttare tutto il poco che era disponibile.
Ma non solo!
PIANTEREMO INSIEME DEGLI ULIVI
Fin da piccola mio padre mi ha sempre detto che una delle cose che lo avrebbe realizzato nella vita, sarebbe stato piantare almeno un albero per ognuno dei suoi figli.
Di alberi, mio padre, ne ha piantati molti – sicuramente oltre un centinaio per figlio, senza includere le piante di vite – qualcuno, a malincuore glielo abbiamo dovuto tagliare oppure è morto. Ma io proseguo il suo lavoro, caparbiamente come Elzéard Bouffier protagonista di un bellissimo libro: “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono.
E siccome qui a Mondragon posto ce n’è, abbiamo deciso di condividere un po’ della nostra terra con tutti voi, soprattutto per chi non ha la possibilità di farlo, e mettere giù degli ulivi.
Noi ci impegneremo a curarli e voi potrete venirli a salutare e a respirare il loro ossigeno quando vorrete.
Possiamo condividere una bella chiacchierata a tavola o anche sotto i rami di un ulivo.
“Mangiare in modo responsabile, significa anche essere liberi” Wendell Berry
Un tema, anche quest’anno, che ci sta a cuore e che rispecchia il tempo in cui stiamo vivendo.
Un tempo in cui è giunto il momento di fare delle scelte consapevoli per non farsi risucchiare da decisioni altrui che non volgono a nostro favore.
Ancora una volta abbiamo riflettuto sul significato che vogliamo dare alla nostra Festa e al messaggio che desideriamo vi giunga.
La persona che ogni giorno mette del nutrimento sul suo piatto ha un potere enorme, perché in base a cosa sceglie per i tre pasti fondamentali più un paio di spuntini, può indirizzare il mercato e rendersi partecipe di una rivoluzione planetaria.
Il cibo che mangio da dove arriva? È tipico della stagione in corso? Come è stato allevato o coltivato? Le persone che lo hanno prodotto hanno ricevuto un adeguato compenso? Che impronta lascia sulla MadreTerra?
Nel momento in cui ognuno di noi diventa consapevole di queste domande, ognuno di noi inizia a far parte di una giusta rivoluzione agricola. Non servono bombe o forconi, solamente un po’ di cura per il creato, come dice Papa Francesco. Non ci rendiamo conto che l’industria alimentare occulta il nesso tra agricoltura e cibo, rendendoci dei consumatori passivi, non abbiamo coscienza della relazione tra la terra e l’atto del mangiare. L’industria alimentare non pone attenzione a qualità e salute ma alla quantità e al prezzo, portandoci ad un declino della diversità e della qualità e andando ad aumentare la dipendenza da farmaci e sostanze chimiche.
La soluzione è di diventare consumatori critici e non passivi perché “Il modo in cui mangiamo determina in maniera rilevante l’utilizzo che facciamo del mondo. … Mangiare con il più ampio piacere possibile è forse la realizzazione più profonda del nostro legame con il mondo. … In questo piacere, che non si riduce a quello del semplice buongustaio, sperimentiamo e celebriamo il nostro debito e la nostra gratitudine, perché la nostra vita nasce dal mistero, da creature che non abbiamo creato e forze che non sappiamo comprendere. … Non è un caso se nella più bella delle nostre preghiere si dice “dacci oggi il nostro pane quotidiano” sottintendendo evidentemente quel rapporto diretto tra il cibo che possiamo produrre, il modo con cui lo produciamo e il nostro consumarlo.”
Wendell Berry